lunedì 14 luglio 2008

Gelmini: "Voto in condotta valga per la promozione"

ROMA - Il voto in condotta degli studenti potrebbe presto avere un ruolo determinante per la promozione. E' quanto sostiene il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini. "E' incomprensibile - afferma il ministro - che non si valuti in alcun modo il comportamento dei ragazzi poiché anche la condotta ha la sua valenza ed il rispetto delle regole deve avere la giusta considerazione". Gli studenti sono già sul piede di guerra per questo ennesimo ritorno al passato e la Rete degli Studenti sponsorizza il sondaggio su www.repubblica.it per dire no al ritorno del voto in condotta valevole per la promozione.

La Gelmini punta al rigore e al rilancio dell'Invalsi, l'organo di valutazione nelle scuole. "Ho in mente - sottolinea - un progetto importante che presenterò nelle prossime settimane e che metta al centro il merito".

E per arginare il problema del turn-over dei docenti la Gelmini propone "incentivi per gli insegnanti che garantiscono la permanenza per un ciclo scolastico in una scuola". Per migliorare la formazione è necessario tornare a investire sui docenti e rivedere il sistema di reclutamento. L'insegnante dovrà essere valutato in base alla disponibilità a garantire la continuità, alla formazione permanente e al grado di apprendimento dei ragazzi.

Commentando ancora l'indagine di Bankitalia su docenti e scuola italiana, il ministro ha poi aggiunto:"Non penso che sia tanto un problema di anzianità, quanto di motivazioni: si è persa la percezione del ruolo dell'insegnante, della centralità della funzione educativa nella società".

Infine la Gelmini punta il dito sull'Università e sull'assetto del tre più due: "Il tempo ha dimostrato che non funziona. Molti sostengono che non è modificabile, ho fatto un approfondimento normativo e non è così".
Inoltre il decre
to fiscale varato dal Governo prevede grandi tagli di fondi e personale per la scuola. Ecco il vero volto delle politiche sull’istruzione: niente merito e niente qualità, la scuola, ancora una volta, è un capitolo da cui recuperare fondi per girarli su altre priorità. E a rimediarci è il nostro diritto al futuro…

La nostra preoccupazione è forte, ma non quanto la nostra contrarietà per le scelte che questo Governo sta cominciando a prendere rispetto alle priorità e alle emergenze.

Dopo tanti annunci sul merito e sulla qualità dell’istruzione, dopo tanta retorica sull’emergenza educativa, non abbiamo nemmeno dovuto aspettare la finanziaria per trovarci di fronte a enormi tagli ai fondi per la scuola, l’università e la ricerca.

E’ bastato infatti il decreto fiscale del 18 giugno per mettere fine alle nostre speranze rispetto all’investimento in qualità della scuola e diritto allo studio.

Ecco i principali punti contenuti nel decreto fiscale in materia di scuola:

- Tagli agli organici dei docenti: 100.000 posti in meno entro il 2011

- Precarizzazione del lavoro docente e fine delle speranze per i 300.000 precari in attesa di immissione in ruolo, con grave danno alla didattica

- Tagli agli organici del personale ATA: 43.000 posti in meno entro il 2011

- Taglio delle sperimentazioni, delle attività laboratoriali, delle ore di indirizzo per tecnici e professionali

- Sparizione del tempo pieno alle elementari, riorganizzazione didattica per le scuole primarie (forse un ritorno al maestro unico?)

- Tagli ai centri di educazione per gli adulti, ai corsi serali, fine del tentativo di dotare l’Italia di un sistema di apprendimento permanente.

Il risultato di queste misure dovrebbe portare a recuperare dalla scuola, solo per il 2009, 456 milioni di euro…Se ciò accadrà ci troveremo con le scuole in difficoltà ad aprire la mattina, a provvedere alla fornitura e alla pulizia dei locali, con professori più stressati e più precari.

L’unica misura almeno apparentemente volta a sostenere il diritto allo studio riguarda gli e-book, i libri di testo elettronici, che tutte le scuole dovrebbero adottare entro tre anni. Un’ipocrisia fatta e finita, in un Paese come il nostro in cui difficilmente le fasce deboli hanno accesso a un PC e in cui il rapporto studenti/ pc nelle scuole è fra i più bassi d’Europa. Si occupasse il Ministro Gelmini, invece, di far rispettare i tetti di spesa per la dotazione libraria!

Non possiamo comprendere il senso di questo provvedimento che appare difficilmente realizzabile in un contesto di partenza in cui alle scuole mancano risorse finanziarie e umane per rispondere ai propri compiti, in cui il diritto allo studio è già negato ogni giorno in Regioni nelle quali non abbiamo a disposizione una sola borsa di studio per i meno abbienti.

Non possiamo accettare questa scelta, perché ad essere compromesso è il nostro diritto allo studio, il nostro stesso diritto ad un futuro.


Quest'analisi sulla scuola del ministro Gelmini, mi fa molta paura sotto ogni punto di vista perchè sembra di far tornare indietro la scuola anche se l'idea di valutare gli insegnanti stuzzica per migliorare ma non parla di una legge quadro nazionale per il diritto allo studio oppure di abrogazione di "Buoni - Scuola" e fine dei finanziamenti diretti e indiretti alle scuole private.

Nessun commento: